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Rigenerazione Urbana Roma

Rigenerazione Urbana
Superficie: 60 ettari

Dopo aver ricevuto nel 2017 da #Legambiente il premio 'Ecosistema Urbano', l'anno successivo la stessa ci ha chiesto di elaborare un masterplan per un'area di 60 ettari a Roma, precisamente nel Parco della Serenissima. Quest'area, oggetto degli scavi per la TAV, aveva fatto emergere la più grande necropoli mai rinvenuta sino ad oggi, e lungo il lato Sud si innestava un tratto del #GRAB il Grande Raccordo Anulare delle Bici, da qui l'idea di unire due progetti rigenerativi per la nostra città, a cui abbiamo dato  il nome di #GRABtree

La forma circolare domina il disegno globale del parco caratterizzato dalla presenza di 7 colline, un omaggio a Roma e l’espressione di un numero compiuto, come il ciclo della vita dopo la morte e il numero della creazione. Il cerchio poi evoca ciò che non ha inizio né fine, è la rappresentazione ideale del tempo, del giorno e la notte, dell'eterno ritorno e quindi dell'immortalità

IL SITO

L’Area di intervento si sviluppa su una superficie di 60 ettari nel quartiere Collatino, nel V Municipio di Roma Capitale; è limitata a Nord dall’Autostrada A24 Roma-L’Aquila e a Sud dalla Ferrovia Roma-Sulmona. Ad Est la centrale elettrica e ad Ovest le infrastrutture delle ferrovie segnano gli altri limiti del parco. Si distingue, come un sito di grande valenza culturale per la presenza di importanti ritrovamenti archeologici a carattere funerario (Necropoli Collatina) risalenti al I e II Secolo d.C. che dopo gli studi sono stati rinterrati.

 

Da un punto di vista geomorfologico, l’area è caratterizzata da terreno vulcanico di tufi e pozzolane, dalla presenza di colline e  cavità  nella parte più prossima alla stazione Prenestina e degrada, da Ovest verso Est, subendo un forte passaggio di quota nella parte centrale. In prossimità della Stazione Serenissima e fino al limite dato dalla centrale elettrica ad Est, prosegue in maniera sostanzialmente uniforme su un piano leggermente inclinato. Questo andamento e la presenza di un reticolo idrografico naturale hanno conferito, a questa parte del parco,  un carattere più agricolo che si distingue per la presenza di sistemi colturali.

EVIDENZE

ARCHEOLOGICHE

Gli accertamenti archeologici richiesti dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma preliminarmente alla realizzazione della ferrovia ad Alta Velocità Milano-Napoli ed all’ammodernamento della linea Roma-Sulmona hanno permesso l’acquisizione di dati archeologici di grandissima rilevanza in precedenza sconosciuti. Di particolare importanza l’individuazione, per oltre 20 chilometri, di un tracciato viario antico, in parte riferibile alla Via Collatina in corrispondenza del primo tratto della Collatina antica, presso Via della Serenissima, e un’estesissima necropoli, relativamente alla quale sono state scavate fino ad ora oltre 2.200 deposizioni. 

Lo scavo della necropoli ha permesso di riconoscere oltre a numerosi mausolei, tombe ad inumazione e più rare deposizioni ad incinerazione, conservate in genere in urne. Gli elementi datanti, forniti dai rinvenimenti numismatici ed epigrafici, correlati al materiale ceramico, collocano la maggior parte della necropoli tra la seconda metà del I ed il II sec. d.C., ma rimangono ancora irrisolti alcuni interrogativi sulla cronologia e soprattutto sul rapporto tra la strada basolata e lo sviluppo degli edifici funerari.

Fonte: A.Buccellato, P.Catalano, S.Musco

https://www.academia.edu/11676681/ALCUNI_ASPETTI_RITUALI_EVIDENZIATI_NEL_CORSO_DELLO_SCAVO_DELLA_NECROPOLI_COLLATINA_ROMA_

IL PROGETTO

Il progetto è stato pensato per collegare alla ciclovia del GRAB un tratto di ciclabile che percorre internamente il parco per circa 3 km, collegando la Stazione Serenissima alla Stazione Prenestina in un contesto totalmente naturalistico. Le due ciclabili si incontrano a Sud, dopo la stazione Serenissima, lungo un tetto giardino sopra la linea ferroviaria che, al limite  Est dell’area, scende alla stessa quota del parco.

Da un punto di vista simbolico, la sacralità del sito, data dalla presenza della necropoli, è rappresentata da sette colline di grandi dimensioni percorse da una strada a forma di spirale che si conclude sulla cima; rappresentano la parte “sacra” del parco, ovvero la sede degli alberi commemorativi e quella per la dispersione delle ceneri in natura.

La spirale, disegnata dal percorso, esprime  il significato del viaggio interiore che deve compiere ogni uomo partendo dall’esterno, fino ad arrivare nella parte più intima, profonda e spirituale di se stesso.

Le sette colline, pur volendo distaccarsi da terra in virtù di ciò che rappresentano, convivono in armonia con la parte più vitale del parco e sono vicine al museo archeologico, a tratti di ciclabile, agli orti e alla vigna,  una in particolare emerge dalle acque del lago ed è raggiungibile solo in barca. Il museo archeologico, su pianta circolare, sorge su un piano più basso rispetto al livello del parco per un inserimento più armonioso e di basso impatto visivo. Al contrario delle colline, sulle quali si sale, qui, per raggiungere la struttura il visitatore deve scendere lungo un percorso semicircolare, come in un viaggio a ritroso nel tempo. Il museo è stato pensato non solo per custodire e rendere fruibile la somma di tutte le conoscenze acquisite nel corso degli scavi della necropoli collatina, ma anche allo scopo di restituire un sito ai reperti  degli scavi di Casalbertone, appena fuori dall’area di intervento, attualmente inventariati e custoditi in attesa di una giusta collocazione.  

Tra orti e frutteti, un teatro per rappresentazioni e concerti, anch’esso su pianta circolare ha un palcoscenico compreso tra due percorsi in diagonale che puntano sul ninfeo e su una delle colline.

A corredare il parco, totem interattivi sono posizionati in vari punti strategici lungo i percorsi per poter geolocalizzare gli alberi di interesse, ottenere informazioni botaniche, indicazioni sui punti più significativi del parco e del quartiere.

Infine, il parco è percorso da un sistema di sentieri in terra battuta stabilizzata e da una pista ciclabile di circa 3km  ed è servito da quattro accessi e tre parcheggi con 365 posti auto.

IL PROGETTO BOTANICO

La vegetazione preesistente è sporadica e non degna di nota, fatta eccezione di una piccola area sul versante Nord, ad Est del Viale della Serenissima, dove affiora una sorgente. Quest’area è caratterizzata dalla presenza di un bosco igrofilo ripariale popolato da Salix alba, Populus nigra, Populus alba, Alnum glutinosa, Fraxinus oxycarpa, Ulmus minor e Quercus robur. Inoltre, sono presenti cespuglieti di Lonicera etrusca e Rosa sempervirens in associazione con vegetazione pioniera dei suoli limoso-argillosi di Arundo plinii, Fragmites australis, Arundo donax.

In questa fase di progetto non abbiamo preso in considerazione la vegetazione preesistente perché non ci è stato possibile censirla in maniera scientifica né valutarne lo stato di salute.

Nelle scelte progettuali abbiamo tenuto conto non solo del valore ornamentale delle specie arboree ma anche della capacità di assorbimento di CO2, polveri sottili e metalli pesanti che alcune specie garantiscono più di altre. In particolare, Celtis australis, Tilia cordata, Fraxinus ornus, Acer campestre, Cercis siliquastrum, Ulmus minor, Ginkgo biloba, solo per citarne alcune. In totale sono stati messi a dimora 3.590 alberi di prima, seconda e terza grandezza, oltre ad arbusti ed erbacee, soprattutto lungo il canale parallelo all’autostrada e sulle sponde del lago, per garantire una naturale depurazione dell’acqua.

La scelta è stata fatta inoltre tenendo conto di  diversi fattori quali:

  • zona fitoclimatica in cui è inserita l’area (Lauretum del 2° tipo con siccità estiva)

  • presenza di sorgenti e specchi d’acqua

  • Gestione delle acque di dilavamento dell’autostrada, depurazione, conservazione e riutilizzo

  • Conservazione e implementazione della biodiversità vegetale

  • particolare funzione a cui sono destinate le specie arboree

  • longevità delle specie arboree

  • risultato formale del progetto paesaggistico

Le alberature scelte, perché possano ben svilupparsi e vegetare nelle condizioni pedoclimatiche della sito, sono sia decidue sia sempreverdi a portamento colonnare e fastigiato, soprattutto lungo i viali o sui piani rialzati per rafforzare l’effetto di verticalità, oppure  espanso nelle zone più aperte. Il sesto di impianto della messa a dimora considera il diametro effettivo della chioma a maturità in modo da favorirne il corretto sviluppo, assicurarne la longevità, ridurre al minimo le operazioni di manutenzione e rendere l’aspetto paesaggistico del parco il più  naturale e curato possibile.  Per quanto riguarda le sette colline, sono invece state scelte, per ciascuna di esse, delle mono specie decidue a portamento colonnare, ad esclusione della collina nel lago piantumata con cipressi che conferiscono al luogo un effetto particolarmente suggestivo e spirituale.

Per evitare che la percezione dei colori nell’insieme del progetto paesaggistico risultasse troppo statica, sono state scelte specie arboree dai colori fogliari differenti e con fioriture scalari nel tempo accostate secondo effetti cromatici che ben si armonizzino tra loro. Infine, è stata volutamente data importanza alla stagione autunnale con alberi, di grande valore ornamentale, il cui fogliame vira dal verde al rosso, arancione e giallo.

Il progetto prevede anche l’utilizzo di specie arbustive da fiore e non, decidue e sempreverdi, accostate in gruppi alle alberature per un corretto mantenimento dell’ecosistema, aree a prato limitate e in generale l’utilizzo di vegetazione xerofila per contenere il fabbisogno idrico.

Infine, orti, vigneti, uliveti e frutteti dialogano in armonia con la vegetazione e lo spirito del parco. Una particolare attenzione si è voluta dare agli alberi da frutto “dimenticati”: giuggioli, ciliegie bianche, azzeruoli, sorbe, corniole, ecc., messi a dimora su una superficie complessiva di 7.400 mq che costeggia la vigna. Si tratta di specie di antica tradizione che, abbandonate per logiche di mercato, sono a rischio estinzione. Questa scelta si pone l’obiettivo di proteggere e valorizzare la biodiversità negli ecosistemi, assumersi la responsabilità di salvare e conservare non solo il patrimonio genetico vegetale ma anche il sapere tradizionale e la cultura rurale senza i quali crediamo non possa esistere un futuro sostenibile.

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